DON LUIGI MONZA - L'EDUCATORE
Sottolineamo alcuni aspetti della sua educazione educativa:
- Innanzitutto il continuo rapporto personale con i giovani. Afferma uno dei suoi ex giovani: “ Non ci lasciava mai” e la sorella di un altro: “ Seguiva sempre i suoi ragazzi”
- Tale rapporto si caratterizzava per una grande capacità di accoglienza ed ospitalità, ricorda sempre la sorella di uno dei giovani: “ Dopo le prove del teatro li portava in casa e stavano lì fino a mezzanotte; la madre faceva loro una specie di torta col cacao e la farina. Don Luigi piaceva perché era un tipo aperto e gioviale. A volte la mamma, sempre ammalata, si lamentava bonariamente ed allora lui rispondeva: “Domani mattina porto qui le ragazzine dell’oratorio e faccio pulire da loro”.
- Ma la totale condivisione del tempo libero dei giovani arrivava fino a rischiare di frequentare luoghi, che, negli ambienti ecclesiali del tempo, erano giudicati nocivi ed immorali. E’ quindi con sorpresa che abbiamo ascoltato testimonianze del tipo: “A volte, dopo le prove del teatro o le recite stava coi giovani all’osteria”. Ancor più sorprendente è l’affermazione di un suo giovane:”Mi ricordo che tornando una volta da un teatro, arrivati al Ponte di Vedano, dove c’era una sala da ballo,disse: “Andiamo dentro anche noi a ballare; basta non fare del male!”
- Non poteva mancare nell’educatore la preoccupazione per la crescita spirituale dei giovani. E’ un argomento difficile e delicato, proprio per la caratteristica riservatezza del rapporto sacerdote-giovane nella guida spirituale.
Traspaiono però tre indicazioni: innanzitutto la sollecitazione all’ascesi personale: “Insegnava ad essere severi con se stessi: la prima vittoria, diceva, è quella che otteniamo su noi stessi; richiedeva sempre la purezza: è la prima virtù”. Così si esprime un suo giovane che, proseguendo nella sua testimonianza, svela anche la seconda indicazione, il metodo per ottenere ciò: la verifica quotidiana: “Negli incontri ci chiedeva sempre se avessimo fatto quello che ci aveva consigliato la sera prima”.
Come ultima indicazione per la crescita del giovane, don Monza indicava un momento di formazione settimanale particolare. Don Luigi lo teneva già per i suoi ragazzi, in sede separata, “A casa sua – ricordano i giovani – nella camera grande, in Piazza, dove è morto Mons. Trezzi”.
L’esito più evidente della sua azione fu dunque la realizzazione di un’unità visibile fra i suoi giovani, che commuove nel modo con cui ancor oggi è da loro ricordata: “Andavamo a giocare a calcio, capace non c’era nessuno, ma si andava a giocare e si vinceva, era la gran coesione… uno per tutti,tutti per uno. Eravamo undici scamorze, ma messi assieme vincevamo sempre!”.