Doveva altresì colpire in quel sacerdote, così poco appariscente, la prontezza con cui comprendeva i bisogni e l’energia con cui dava una sollecita risposta.
Innanzitutto capisce il bisogno di compagnia e familiarità dei giovani ed è in funzione di questo che crea o rafforza tre gruppi ancor oggi ricordati con nostalgia da tutti: la schola cantorum, creando il gruppo delle voci bianche, la filodrammatica e la società sportiva “Viribus unitis”. Ma c’è un’altra iniziativa che documenta la capacità di Don Luigi di leggere i bisogni: la scuola di francese.
Le visite pastorali del Cardinal Ferrari avevano messo in luce come il principale problema sociale di Vedano fosse l’emigrazione all’estero per lavoro: emigrazione definitiva, ma anche stagionale (sette, otto mesi) in direzione soprattutto della Francia e della Svizzera: nel 1912 furono addirittura 400 i vedanesi interessati da questo tipo di emigrazione. Così Don Luigi pensò di organizzare una scuola di francese, che permettesse agli emigrati di conoscere gli elementi fondamentali della lingua, per almeno comunicare una volta giunti in terra straniera. La scuola ebbe talmente successo, che finì per essere frequentata da molti vedanesi anche solo per motivi culturali, “Per passione” – come afferma una signora “di conoscere un’altra lingua”.